“Pochi si rendono conto che siamo noi stessi a decidere inconsciamente quali reazioni avere in ogni situazione. Rimanere intrappolati tra i circuiti della reattività programmata (il sistema limbico) è così facile che, per lo più, viviamo la nostra vita con il pilota automatico inserito.
Ma come ho avuto modo di scoprire, più le cellule corticali superiori prestano attenzione a quanto accade all’interno del sistema limbico, più si ha voce in capitolo su ciò che si pensa e si sente”.
A parlare è sempre lei, Jill Bolte Taylor, che come descritto in un precedente post (Il “mio emisfero sinistro” e l’automatismo del dialogo interno), ha vissuto su se stessa, “grazie” ad un ictus, la relazione esistente tra reattività emozionale e quella vocina narrante interiore che certe emozioni sembra volerle “incollare” all’anima. Eppure la “fisiologia delle emozioni” è piuttosto rapida: 90 secondi! Dal 90° in poi, la scelta sta a noi….
“La responsabilità (respons-abilità, cioè l’abilità nel rispondere) è, per me, la capacità di decidere come reagire agli stimoli che ci arrivano, in ogni momento, dagli apparati sensoriali. Alcuni programmi del sistema limbico (emotivi) possono attivarsi automaticamente, ma occorrono comunque novanta secondi scarsi perchè si avviino, si facciano strada nel corpo e siano infine espulsi dal flusso sanguigno. La rabbia, per esempio, è una reazione programmata che può scattare da sola. Una volta innescata, le sostanze chimiche rilasciate dal cervello si diffondono in tutto il corpo e si fanno sentire a livello fisiologico. Nel giro di novanta secondi, tuttavia, la componente chimica della rabbia che circola nelle vene si dissolve e la reazione automatica ha termine. Se dopo quei novanta secondi si è ancora in collera, è perchè si è deciso di mantenere attivo quel circuito. Momento per momento si può scegliere se affidarsi ai propri neurocircuiti o tornare al presente e lasciare che la reazione svanisca come un effimero effetto fisiologico”.
Insomma, l’emozione fa 90…
“Essere attenti alle scelte compiute di volta in volta dai circuiti automatici significa riprendere in mano il potere su se stessi, assumere più spesso decisioni consapevoli; in ultima istanza, farsi carico della responsabilità di quanto ci si attira addosso nella vita.
Adesso che i centri del linguaggio e il narratore interno del mio emisfero sinistro sono tornati a funzionare normalmente, mi sono accorta che la mia mente non si limita a inventare storie assurde, ma è anche propensa a fare ricorso a schemi di pensiero negativi (e qui ti rimando ad una ricerca che ha dimostrato come le emozioni negative “corrano” meglio di quelle positive). E ho scoperto che, per uscire da questi circuiti di riverbero di pensieri o sentimenti negativi, la prima cosa da fare è, quando li attivo, rendermene conto. Ad alcuni prestare attenzione a quanto il cervello sta dicendo viene naturale, ma molti lamentano che richiede uno sforzo mentale straordinario. Imparare ad ascoltare il proprio cervelllo con l’impassibilità di un testimone, astenersi da ogni giudizio, può richiedere esercizio e pazienza, ma in cambio permette di superare i drammi e i traumi angosciosi del proprio narratore interno.
Sinceramente, trovo questo tipo di ossessione mentale del narratore inserito nel mio emisfero sinistro una perdita di tempo, per giunta emotivamente sfibrante. Grazie all’ictus ho scoperto che posso prendere il potere nelle mie mani e smettere di pensare a cose accadute nel passato per sintonizzarmi sul presente”.