I dissipatori della nostra energia

“Cosa deve fare un uomo quando incomincia a rendersi conto che non ha abbastanza energia per raggiungere lo scopo che si è fissato?

La risposta a questo interrogativo è che ogni uomo normale ha abbastanza energia per cominciare il lavoro su di sé. E’ necessario soltanto che egli impari ad economizzare, in vista di un lavoro utile, l’energia di cui dispone e che, la maggior parte del tempo, dissipa in pura perdita.

L’energia viene soprattutto spesa in:

  • emozioni inutili e sgradevoli
  • nell’ansiosa attesa di cose spiacevoli possibili ed impossibili
  • consumata dai cattivi umori, dalla fretta inutile, dal nervosismo, dall’irritabilità, dall’immaginazione, dal sognare ad occhi aperti e così via.

L’energia viene sprecata dal cattivo lavoro dei centri; dalla tensione inutile dei muscoli, sproporzionata rispetto al lavoro computo; dal perpetuo chiacchierare, che ne asssorbe una quantità enorme, dall’interesse accordato ininterrottamente alle cose che accadono intorno a noi o alle persone con le quali non abbiamo nulla a che fare o che non meritano nemmeno uno sguardo; dallo sciupio senza fine della forza di attenzione e via di seguito.

[…] Una gran quantità di energia è così spesa per un lavoro del tutto inutile e nocivo sotto ogni aspetto, in tutta una serie di atti automatici interamente privi del carattere di necessità. Innanzitutto vi è il flusso incessante dei pensieri che non può essere arrestato né controllato e che prende una quantità enorme della nostra energia. Poi vi è la tensione continua del tutto superflua dei muscoli del nostro organismo. I nostri muscoli sono contratti anche quando non facciamo niente. Quando camminiamo, i muscoli delle nostre spalle e delle nostre braccia sono tesi senza la minima necessità; quando siamo seduti, i muscoli delle nostre gambe, del collo, del dorso e del ventre, sono contratti inutilmente; anche dormendo, contraiamo i muscoli delle braccia, delle gambe, del viso e di tutto il corpo, e non comprendiamo che in questo continuo stato di tensione per un lavoro che non abbiamo da fare, consumiamo molta più energia che per compiere un lavoro utile e reale, durante la nostra vita.

inoltre, è da rilevare l’abitudine di parlare incessantemente di tutto a tutti e, se non vi è nessuno, di parlare a se stessi; l’abitudine di nutrirsi di chimere, di sognare continuamente, il cambiare d’umore, il continuo passaggio da un sentimento all’altro, le infinite cose, completamente inutili, che l’uomo si crede obbligato di sentire, di pensare, di fare o di dire.

Dal momento in cui comincia a lottare contro tutte queste abitudini, risparmia una quantità enorme di energia, e con l’aiuto di questa energia può facilmente intraprendere il lavoro dello studio di sé e del perfezionamento di sé”.

Tratto da Frammenti di un insegnamento sconosciuto

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