Il Ramadan per i musulmani, la Quaresima per i Cristiani, la via per il Nirvana per i Buddhisti, e così via: in molte delle più antiche tradizioni il digiuno compare come pratica di espiazione, di penitenza, di ascesi ed elevazione spirituale.
Su questo blog parliamo spesso del valore multidimensionale connesso all’esperienza del cibo: memorie, associazioni emotive, legami affettivi (quasi sempre inconsci) si intersecano fortemente nell’esperienza quotidiana e abitudinaria del mangiare. Al di là delle considerazioni “calorimetriche”, quando mangiamo inseriamo input e attiviamo circuiti di informazione molto profondi che, a loro volta, mettono in moto percorsi neuro-endocrini e neuro-biologici con risultati tangibili sul livello corporeo.
Se è vero che siamo “quello” che mangiamo, è ancora più vero che siamo “come” mangiamo! Non si tratta cioè solo di cosa ci nutriamo, ma anche delle modalità (emotive, affettive, etc.) con le quali accompagniamo la scelta di un cibo o di un altro e il suo metabolismo.
E’ per questo che voglio condividere alcune considerazioni scaturite dal libro “La Filosofia del digiuno” di E.E. Purinton, che di tutto parla – o quasi – tranne che di digiuno…in senso stretto!
Già, perché il tema che più frequentemente tocca l’autore è quello delle ABITUDINI…e perché quindi non considerare il “digiuno” come una rappresentazione metaforica dell’astensione da quelle abitudini che impediscono la conquista dell’autenticità di se stessi? Forse per questo Purinton parla di “digiuno della conquista”?
Riporto di seguito alcune delle parti più significative su questo tema, enjoy!
“La Filosofia del Digiuno è un’invocazione alla sincerità e un trattato sull’integrità umana”.
A fronte dell’odierno tanto parlare di digiuno come mezzo terapeutico, Purinton è estremamente cauto:
“Il digiuno non è una panacea. Solamente la natura concede panacee. E ne fa di nuove per ogni caso.
Il digiuno in sé è un processo puramente negativo. Deve essere integrato da un regime positivo. Ci sono solamente due scuse per togliere le stampelle a uno storpio: quando è possibile dargliene di migliori, o quando può stare in piedi da solo.
Conosco persone che hanno acquisito l’abitudine al digiuno. Sono affamate per circa un terzo del loro tempo. È una sciocchezza come mangiare tutto il tempo. E con molto più disagio.
La prima sorprendente dichiarazione che deve essere fatta sul Digiuno della Conquista per la salute del corpo è questa: io non lo raccomando. Esso garantisce la salute del corpo più rapidamente di qualsiasi altro rimedio del naturismo. Ma non a quelli che mettono la salute del corpo al di sopra della salute della mente e dell’anima.
Mangia sempre e soltanto quello che ti dice l’Istinto: ma assicurati che SIA l’istino a parlare.
Dove c’è la Natura, c’è la salute. Togli la mente dai tuoi sintomi e mettila nella tua anima.
Tutto ciò che è naturale è anche piacevole. Godersi la vita significa usare naturalmente ogni funzione naturale della vita: non pensare troppo o sentire troppo poco. La Felicità è la corona non ricercata concessa a chi è fedele a se stesso. Ed è così leggera che non ci rendiamo conto di averla.
Mangiare per il piacere è mangiare per la sofferenza; ma mangiare senza piacere è mangiare senza vita. L’anima soffre maggiormente quando il corpo cerca il divertimento per se stesso. Il realtà, gli unici piaceri dei sensi che causano rimorso sono quelli che l’anima non è riuscita a sentire per prima.
Vorresti raggiungere l’anima di un uomo? Nutri il suo stomaco, vesti la sua schiena e scalda il suo cuore. Non infastidire il suo cervello: niente è così pericoloso per quasi tutti gli uomini quanto il cominciare a pensare. Il corpo e il cuore sono un tutt’uno con l’anima, mentre il cervello è in gran parte un intruso.
In breve, dovremmo sentire sia con il corpo che con l’anima: ma non pensare con il cervello. Il cigolio e il ronzio del mero macchinario mentale ci ha distolti dal godimento dei sensi corporei, mentre ci ha reso sordi ai più sottili richiami delle sensibilità della nostra anima.
L’Abitudine è l’Ingresso secondario a quella famosa località chiamata Inferno.
Analizza tutti i crimini, le malattie e le disgrazie tra gli uomini, e risalirai a un’abitudine. Abitudine di bere, abitudine ai farmaci, abitudine al cibo, abitudine alla passione, abitudine alla preoccupazione, abitudine al pettegolezzo, abitudine alla paura, abitudine all’avidità, abitudine alla credulità, abitudine all’ipocrisia – e abitudine ai cibi salutari: queste, con un centinaio di altre loro parenti strette, sono direttamente responsabili della cieca sottomissione dell’Umanità alla forma superficiale delle cose.
Il corpo non dovrebbe essere vincolato da alcuna abitudine salvo quelle decretate dall’stinto animale. La mente umana non dovrebbe essere vincolata da alcuna abitudine salvo quelle richieste nella sua ricerca della Verità. L’anima umana non dovrebbe essere vincolata da alcuna abitudine salvo quelle che reiterano la sua stessa ispirazione.
Pensare per se stessi, agire per se stessi, e più di tutto sentire per se stessi: questo è superare, sovrastare e seppellire nell’oblio le abitudini della razza.
L’unica abitudine innocua è quella appena creata da un’anima auto-cosciente per il proprio uso individuale.
Per la scoperta del Sé non conosco nulla che possa sostituire il Digiuno della Conquista. Non possiamo conoscere noi stessi se non ci allontaniamo da ciò che ci circonda”.
E tu, da quale abitudine scegli di “digiunare”? 😉