L’onestà intrinseca delle cose, al di là di ogni rimando morale, poggia innanzitutto sulla fedeltà a se stessi, a ciò che intimamente si è per natura.
E non si tratta solo di espressioni filosofiche o metafisiche. Vivere in accordo o in contrasto alla propria identità ha delle inevitabili ripercussioni sulla fisiologia del nostro organismo. Tali conseguenze quindi “passano” anche per una via biochimica, ma non sono primariamente causate dai processi biochimici! Quello biochimico è il linguaggio biologico attraverso il quale il nostro organismo codifica l’informazione di salute o di malessere che, prima di concretizzarsi nell’organo bersaglio, attiva le vie della fisiologia emozionale.
La mancanza di onestà non ha solo a che vedere con il non essere sinceri o con l’essere contraddittori con gli altri. E non ha solo a che vedere con la coerenza nei confronti di ciò che “raccontiamo” a noi stessi tramite la vocina interiore della nostra razionalità. Ma essenzialmente ha a che fare con il rispetto della nostra autenticità. È con questa premessa che vorrei inquadrare questo passo tratto da Molecole di Emozioni di Candace Pert.
“Una pratica più semplice e meno formale della meditazione, ma altrettanto efficace per ridurre lo stress, è l’abitudine di essere onesti con se stessi. Con questo intendo restare fedeli alla propria identità, mantenere la parola non solo con gli altri, ma anche con se stessi, e vivere in una condizione di integrità personale.
Esiste un profondo motivo psicologico per cui l’onestà contribuisce a ridurre lo stress. Sappiamo che le emozioni unificano il corpo intero nell’intento di raggiungere uno scopo unitario, integrando tra loro i sistemi e coordinando processi mentali e biologici che confluiscono nel comportamento. Camminare è un esempio di questa azione: si formula un pensiero o un intento, che poi viene coordinato con la fisiologia per riprodurre un comportamento, cioè l’atto del camminare. Se ho un obiettivo, come per esempio trovare una cura per il cancro, tutti i sistemi del mio corpo sostengono tale intenzione e fanno ciò che è necessario, sia che si tratti di aumentare il fabbisogno di proteine, o di mobilitare l’apparato gastrointestinale perché produca gli enzimi necessari per il massimo assorbimento, etc.
In questo processo prevalgono un’integrità e una chiarezza fisiologica che sono frutto della limpidezza delle mie intenzioni. Quando sono combattuta, invece, ossia quando dò a intendere di perseguire uno scopo ma senza impegnarmi davvero, quando dico una cosa e ne faccio un’altra, è segno che le mie emozioni sono in conflitto, che risento di una scarsa integrità, e la mia integrità fisiologica ne risulta alterata in misura proporzionale.
Il risultato può essere un indebolimento o un’alterazione della rete psicosomatica, che conduce allo stress e in ultim’analisi alla malattia.
L’onestà, a quanto pare, è la scelta preferita dalla biochimica del nostro corpo, e fare scelte diverse non è che un modo di rallentarci e appesantirci”.