E con questo post lo mettiamo nero su bianco: la prima regola alimentare per prevenire le fratture osteoporotiche è ridurre la carne e aumentare le verdure, non aumentare latte e formaggi!
Non mi stancherò mai di ripeterlo, è ora di mettere al bando questo luogo comune….che poi, la maggioranza delle donne si lamentano che pur ingozzandosi di formaggi e presentando livelli normali di calcio alle analisi del sangue, risultano comunque osteopeniche….e si chiedono: “Ma come mai??”. Ok, siamo tutti d’accordo che con questa strategia c’è qualcosa che non torna!
Punto primo: non ci sono ragioni scientifiche per promuovere il consumo di latte e latticini per la prevenzione dell’osteoporosi. Nessuno studio prospettico ha evidenziato che l’assunzione di latte e derivati produca una riduzione del rischio di fratture. Anzi, vedete i riferimenti in fondo all’articolo, tocca rassegnarsi…
E allora, dove prendiamo il calcio? E arriviamo al successivo punto…
Punto secondo: prima di preoccuparsi di cosa possiamo prendere per risolvere o prevenire un certo problema, chiediamoci piuttosto cosa possiamo smettere di fare nel vasto repertorio delle “solite abitudini”. La prima, come già detto, è ridurre latte/latticini e la carne (proteine animali).
L’eccesso di latte, latticini e proteine animali genera infatti dei prodotti metabolici acidi, che per essere tamponati dal nostro organismo richiedono calcio…e da dove prende il calcio il nostro sistema tampone preferito? Sì, proprio dalle ossa…è evidente quindi che aumentare l’assunzione di latticini (così come quello di carne) per proteggere le ossa genera, in realtà, esattamente l’effetto contrario. Anzi, si produce addirittura un pericoloso circolo vizioso che alimenta e sostiene il “rosicchiamento” delle ossa che si cerca invece di prevenire!
II latte e i suoi derivati (gelati inclusi!), inoltre, hanno un alto indice insulinemico e stimolano i fattori di crescita, cioè in poche parole promuovo un terreno favorevole allo sviluppo tumorale (decine di studi al riguardo). Un recente studio evidenzia, ad esempio, che le donne con pregresso tumore al seno e che consumano latticini grassi hanno più recidive.
Per non aggiungere che il latte è ricco di grassi saturi che peggiorano il quadro lipidico…il latte di oggi infatti non è certo il latte di “ieri”, e la maggiore differenza è data dalla composizione in acidi grassi. Le mucche che pascolano liberamente nel prato si nutrono infatti di erbe naturalmente ricche di omega-3 (precursore di sostanze anti-infiammmatorie), mentre il latte che si beve oggi è ricco di omega-6, che genera i precursori di sostanze pro-infiammatorie.
Insomma, la domanda torna, ora legittima: da dove prendo il calcio??
Punto terzo: è preferibile ottenere il calcio dai cibi e non dagli integratori. Dunque sì a cavoli e broccoli, legumi (ottimi ceci e fagioli) e semi oleaginosi (sesamo e mandorle soprattutto)! Queste le conclusioni di un recente articolo del famigerato New England Journal of Medicine.
Punto quarto: ogni tanto ci sfugge che l’assorbimento del calcio è regolato dalla vitamina D…cioè, potete assumere tutto il calcio del mondo, ma poi deve essere utilizzato dall’organismo e non eliminato. E dove prendiamo la vitamina D? La fonte principale è del tutto gratis, cioè l’esposizione alla luce solare, almeno 45 minuti/1 ora ogni giorno, senza creme, fondotinta e phard che oggi hanno tutti altissimi fattori di protezione che schermano la pelle dagli UV. Per lo stesso motivo neanche le creme solari vanno messe, e se vogliamo proprio esagerare neanche gli occhiali da sole… Questo non vuol dire necessariamente finire ustionati, con il melanoma o la retina bucata perché, udite udite, la prima parte della mattina e il tardo pomeriggio sono dei momenti ottimali per attivare la produzione di vitamina D!
Per chi vuole approfondire
Questo è lo studio EPIC condotto su 500.000 europei che ha evidenziato che l’incidenza delle fratture dell’anca aumenta linearmente con il consumo di carne, diminuisce linearmente con il consumo di verdure, e non cambia con il consumo di latte e formaggi.
Questo è lo studio condotto su 90.000 donne svedesi che ha evidenziato un rischio significativamente aumentato di fratture in quelle che consumavano tre o più bicchieri di latte al giorno rispetto a chi ne consumava meno di uno.