In questa piccola vignetta è racchiuso un intero trattato di psicosomatica!
Possiamo nascondere qualcosa di “sgradito” alla nostra percezione sensoriale (gli occhi), alla nostra capacità di accettare e comprendere (il cuore), ma non possiamo nascondere nulla al nostro fegato. Il fegato svolge infatti un ruolo cruciale nella gestione non solo della vita biochimica del nostro organismo, ma anche di quella emotiva, che ce ne rendiamo conto o no! E ci avvaliamo della Medicina Cinese Classica per capire meglio questa stretta connessione, in termini sia di fisiologia organica che energetica.
Rodersi il fegato dalla rabbia. Tutti conosciamo questa espressione che correla il fegato al rancore e al risentimento (mentre la rabbia collerica ed esplosiva è in relazione alla bile, e quindi più direttamente alla colecisti).
Ma ci siamo mai chiesti perché fegato e rabbia hanno un rapporto così stretto?
La risposta c’è, e risiede nella comprensione dell’attività globale svolta dal fegato in condizioni fisiologiche, cioè prima che si arrivi a quell’empasse che porta alla rabbia rancorosa.
Avere fegato. E già, ci siamo mai chiesti come si collegano il coraggio con la rabbia? Non è certo un caso che nel mito di Prometeo si narri proprio di colui che incarna l’estremo atto di coraggio (rubare il fuoco agli dei), per essere poi condannato all’atroce tortura: un’aquila gli roderà il fegato che, ricrescendo ogni giorno, renderà il supplizio eterno.
Ebbene, nelle più antiche sapienze era ben noto che nelle sue funzioni psico-emotive il fegato è l’organo dell’assalto, dello slancio impetuoso e dell’irruenza della vitalità, che se non adeguatamente controllata può facilmente trasformarsi in violenza e aggressività. Basta pensare che la stagione associata al fegato è la primavera: è facile allora capire che la sua essenza energetica sia legata al risveglio, alla messa in moto dopo il letargo invernale, in altri termini alla rinascita e al rinnovo. Il fegato è l’espressione di quella spinta propulsiva, di quell’impulso che ben vediamo rappresentato nei germogli che si apprestano a fiorire. Rappresentando questo movimento di espansione, capiamo perché le turbe del fegato possano facilmente manifestarsi a carico di altri organi/apparati, soprattutto localizzati in alto e in superficie (come l’occhio appunto, ma non solo!).
Se volessimo utilizzare una metafora, il fegato sarebbe il generale dell’esercito, colui che si occupa di formulare piani e strategie, sia per la difesa che per il raggiungimento dei propri obiettivi. In questa funzione che si esplica sia a livello materiale che psico-emotivo, il fegato è estremamente connesso alla capacità di prevedere e fare progetti per il futuro, per realizzare quindi quella spinta propulsiva vitale di cui abbiamo parlato sopra. Va da sé che se questa spinta non viene realizzata, rabbia e frustrazione possono avere la meglio…
In termini di fisiologia energetica, il fegato è deputato all’armoniosa diffusione del Qi, che si compone tanto di una parte materiale quanto di una immateriale, ben rappresentando il suo ruolo di gestore sia dei processi biochimici correlati alla metabolizzazione e digestione del cibo, che di quelli correlati alla “digestione” della vita emotiva. Ecco perché quando siamo collerici si digerisce male e, viceversa, quando mangiamo male si può andare incontro a una pesantezza e spossatezza che facilmente portano ad irrequietezza anche interiore.
Nella sua condizione fisiologica, il fegato è responsabile del libero fluire delle emozioni. Se ciò non avviene, le emozioni ristagnano e allora possono scatenare turbe emotive, inclusa la collera. La collera, per come intesa nel paradigma della medicina cinese, va vista come il prodotto di un’energia compressa che non riesce ad esprimersi, includendo quindi anche manifestazioni quali agitazione, insofferenza, frustrazione, fino alla depressione. Ecco perché in una stessa persona possono alternarsi collera (segno di eccesso, che si manifesta con sfogo verso l’alto, come ad esempio il classico volto paonazzo dello scoppio d’ira) e depressione (segno di deficit, da svuotamento esplosivo, cioè da esaurimento), configurando il quadro, ben noto e tenuto dagli psichiatri, di ”depressione agitata”. Scoppio esplosivo ed esaurimento vanno a rappresentare la dinamica patologica che si sostituisce alla fisiologica libera circolazione dell’emozione.
In questo ruolo chiave di gestore delle emozioni, il fegato ha un’importante connessione con il cuore. Il cuore può svolgere la sua funzione di ascoltare, accogliere e comprendere, in base alle informazioni che riceve. In quanto distributore del sangue, se il fegato è “congesto” si viene a compromettere anche l’invio di informazioni al cuore, che pertanto non sente, e quindi “non duole”. Ma semplicemente perché non sa! A differenza del fegato, che sa fin troppo bene lo stato delle cose…
Il fegato ha inoltre una stretta connessione con la funzione visiva: se è l’organo del risveglio, è chiaro che è il fegato ad inviare l’energia agli occhi perché questi possano aprirsi e vedere. Ecco perché una turba del fegato può manifestarsi con alterazioni della vista di vario genere (rossore, gonfiore, secchezza, bruciore, arrossamento, riduzione del visus, etc.). E da qui, occhio non vede!
Non da ultimo, in quanto stratega e pianificatore, il fegato controlla la capacità di movimento, attraverso la mobilità articolare e il tono muscolare. Se nella reazione di difesa prende il sopravvento la paura, ecco che ci si “paralizza”, con l’insorgenza di blocchi e rigidità muscolari.
Insomma, se ci rifiutiamo di “vedere” o “sentire”, cioè di accettare di vivere qualcosa che emotivamente ci chiama, sia che si tratti di una spinta al cambiamento o di un fatto non gradito, il primo a parlare sarà proprio il fegato, attraverso disturbi digestivi (quali nausea, eruttazioni, colite, gonfiore addominale) o alterazioni delle funzioni ad esso connesse (rigidità muscolare e articolare, disturbi visivi, etc.).
Impariamo ad ascoltare il nostro fegato, che è molto più saggio di quanto possiamo pensare!
Testi di riferimento