Lasciare liberamente fluire le proprie emozioni, in entrata e in uscita, senza trattenerle, negarle, reprimerle o nasconderle: è ormai chiaro che sia un fattore chiave per la salute degli individui.
A questo proposito, condivido questo passo di Tiziano Terzani tratto da Un altro giro di giostra, a ricordare come per la saggezza delle più antiche tradizioni fosse sempre stato ben evidente questo concetto, che oggi inseriamo nel paradigma della “rete psicosomatica” o medicina informazionalem che dir si voglia.
“E da piccolo mia nonna non mi obbligava a fare la pipì subito dopo che mi ero preso per qualche ragione un gran spavento? Era ovviamente un vecchio modo per eliminare dal sistema i residui negativi di un’emozione che si pensava potesse avere brutte coneguenze.
Lo raccontai a Mahadevan e lui mi disse che in India si fa esattamente la stessa cosa. Anche con gli adulti. Se una persona a cui è morto qualcuno di caro non piange, i familiari ricorrono alle cipolle, al fumo negli occhi e se ancora non piange, arrivano addirittura a picchiarla pur di farle sciogliere quel nodo di emozioni”.