Ogni tanto mi chiedo cos’è che sembra impedire nei social la possibilità di una comunicazione evoluta…sì certo, il problema si presenta anche de visu, diciamo che però in questi ultimi 40 giorni siamo stati tutti forzati e reclusi a comunicazioni e contatti virtuali, mediati dalla tecnologia. Considerando che questa cosa potrebbe protrarsi nel tempo, può valere la pena fare alcune considerazioni.
Nella visione di MacLean, che offre uno dei possibili schemi di lettura del cervello umano, il nostro sistema nervoso sarebbe uno e trino: lo descriviamo come un unico sistema, ma al suo interno si possono riconoscere 3 diverse strutture, diverse in termini di origine e percorso evolutivo. Non approfondisco qui tutto il tema, magari lo facciamo in un altro post, ma estrapolerò le informazioni che sono funzionali a questo breve discorso.
La rapidità del cervello rettiliano
Il cervello rettiliano è la parte più antica e profonda, alloggia nello strato più basso del sistema nervoso ed esisteva ben prima che sulla faccia della terra comparisse l’uomo. Gestisce tutto ciò che ha a che vedere con l’istinto di sopravvivenza: cibo, riproduzione, sicurezza. Ha una fredda logica binaria: io-amico/tu-nemico, o mio o tuo, mors tua vita mea, “occhio per occhio – dente per dente”. Insomma, la logica di un dinosauro. Primitiva, rozza, ma indispensabile per garantire la prosecuzione della specie e sopravvivere. Questi programmi esistono e si perfezionano da miliardi (? di più?) di anni, sono estremamente rapidi e funzionali al loro scopo, viaggiano per automatismi. Perché un dinosauro sotto minaccia non può pensare, deve solo agire rapidamente. Senza logica e senza emozione.
Bene, ogni essere umano ha questi programmi, e li “riceve” in dotazione di serie sin dalle primissime fasi di vita nella loro versione più aggiornata, quella più veloce ed efficiente.
Al piano di sopra c’è il cervello limbico, quello che gestisce le emozioni. Non è antico quanto il rettiliano, ma insomma lui pure si difende abbastanza bene. È lui che si smazza paura, rabbia, aggressività, e lo fa sottobraccio al cervello rettiliano. Lo schema è semplice: il sistema limbico percepisce una situazione di pericolo/attacco ed ecco scattare la reazione istintiva e automatica rettiliana. Lo schema perfetto della social-comunicazione.
I lavori in progress della neocorteccia
Esiste poi il terzo strato, più esterno, che è la neocorteccia, dove risiedono tutte quelle funzioni superiori che caratterizzano in maniera specifica e unica l’essere umano: la razionalità, il pensiero analitico, la creatività, la solidarietà, la comprensione empatica, la consapevolezza. Ecco, questo strato è un dono specifico che è stato fatto alla nostra razza umana. Il pegno che paghiamo è che è la parte più recente, più giovane. Cioè non ci sono stati, in proporzione, troppi sviluppatori prima di noi che ci hanno lavorato per rendere veloci e precisi i suoi programmi, come invece è accaduto per il cervello rettiliano.
La buona notizia è che tutti noi oggi siamo in qualche modo sviluppatori delle capacità e delle performance di questo strato di corteccia dalle – forse – non ancora ben comprese potenzialità e risorse. Non lavoro nell’informatica, ma credo che per fare lo sviluppatore serva essere quantomeno curiosi e tenaci. Perchè altrimenti è molto più facile e comodo continuare a giocare al videogame rettiliano, che è una scheggia e non perde un colpo. E invece la nostra signora corteccia ha bisogno dei suoi tempi per entrare a regime, per affinarsi, per rendere operative le sue potenzialità e per mettersi in contatto con i piani di sotto e far capire chi è il proprietario del condominio e chi gli inquilini…
Funzioni neocorticali e tecnologia 1-click
La tecnologia si è evoluta a velocità esponenziale negli ultimi anni, ma il nostro cervello superiore non si è evoluto con altrettanta rapidità. L’adolescenza delle nostre funzioni corticali superiori, parlando in termini di evoluzione filogenetica, non riesce a stare al passo con un mondo che ora funziona tutto con l’immediatezza di 1-click. La progressione geometrica della crescita tecnologica non ci ha trovato preparati ai piani alti. Ecco perché l’immediatezza della rete fa più facilmente connessione con la rapidità degli automatismi del cervello rettiliano. In questo gioco a tempo, le funzioni superiori spesso neanche entrano in gara. E ne restano escluse. Naturalmente, a meno di uno specifico lavoro su se stessi che consenta di mantenere una visione ampia e un ruolo da sovrani sulle funzioni dei piani di sotto.
Se il fattore tempo sembra giocare un ruolo chiave nell’innesco del rettile che è in noi, a scapito del re del piano superiore che sta ancora cercando di capire chi è davvero e perché ha una corona in testa, non potremmo tutti fare uno sforzo e aspettare prima di rispondere a qualsivoglia messaggio o commento? Pensare prima di scrivere o condividere contenuti? A chi o cosa serve davvero quello che sto facendo? C’è qualcuno che ti fa un applauso se rispondi prima di tutti gli altri? Sembra che stiamo tutti in una continua gara a tempo…lo so che proprio non riesci a resistere a quell’impulso irrefrenabile di dire la tua o di ridicolizzare l’altro, ma questo è quello che succede quando il dinosauro che è in te incalza. Prenditi mezz’ora, qualche ora o anche una giornata per decidere se serve veramente rispondere e, se sì, che cosa rispondere. L’importante però nell’immediato è “staccare”: dal monitor del computer, dallo schermo dello smartphone o da qualunque altra diavoleria si stia utilizzando per connettersi. Se non si “stacca”, non si interrompe il corto circuito che fa fuori la neocorteccia. Le nostre funzioni migliori invece hanno bisogno di tempo, per questo vanno allenate con costanza.
È come avere un centometrista olimpionico di fronte a Jury Chechi che si comincia a scaldare per esibirsi sugli anelli. Che vogliamo fare? Dipende dal gioco a cui scegliamo di partecipare, se a una corsa a tempo o a un’elegante esibizione di ginnastica artistica. Certamente la scelta dipenderà dal contesto, ma facciamo attenzione: se insistiamo a puntare sul centometrista, rischiamo che Jury Chechi continui a scaldarsi senza mai esibirsi. E sarebbe un gran peccato.
E niente, volevo dare una lettura in chiave biologico-evoluzionista dei nostri comportamenti da tastiera, magari abbiamo una motivazione in più per impegnarci nell’auto-miglioramento. 😉