Tutta la “Verità” sul Paradigma!
Se vogliamo parlare di cosa sia “scientifico” e cosa no, non possiamo prescindere dal parlare anche del concetto di “paradigma”. Esistono cioè realtà di fatto, verità naturali che sono immutabili nel tempo: le cose per come stanno. Ed esistono poi i modelli che una comunità scientifica in un certo periodo storico utilizza per spiegare tali fatti.
Un paradigma scientifico è una griglia concettuale di lettura del mondo, un insieme di criteri, di leggi, di metodi accettati e condivisi dalla comunità scientifica per interpretare e spiegare i fatti della natura.
Se vogliamo capire bene cosa significa in campo scientifico cambiare paradigma, ecco: è quella cosa per la quale un Galileo Galilei da eretico si ritrova ad essere il paladino del metodo sperimentale accreditato, senza il quale OGGI niente può essere definito scientifico…chiaro, no? 😉
Nella sua opera “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, Thomas Kuhn afferma che il compito di chi fa scienza “normale” (basata cioè su un paradigma condiviso dalla comunità scientifica) non è affatto quello di scoprire nuovi fenomeni. Piuttosto, il lavoro dello scienziato “normale” si presenta come un tentativo di “forzare la natura entro le caselle prefabbricate e relativamente rigide fornite dal paradigma”.
Il paradigma diventa anche il criterio per scegliere quali problemi sono ritenuti solubili, quindi quali interrogativi è legittimo porsi: questi saranno gli unici che la comunità ammetterà come scientifici. Gli altri verranno respinti come metafisici o come appartenenti ad un’altra disciplina.
Il paradigma condiziona l’emergere delle teorie.
Di norma, “gli scienziati non mirano neanche ad inventare nuove teorie, e anzi si mostrano spesso intolleranti verso quelle inventate da altri”. Per questo, un
paradigma può arrivare ad “isolare la comunità da quei problemi socialmente importanti che, però, non possono venire formulati nei termini degli strumenti tecnici e concettuali forniti dal paradigma”.
Questo implica non solo che gli strumenti offerti da un paradigma possono non essere adeguati per risolvere i problemi, ma che possono anche impedire di vedere un problema. Alcuni fenomeni naturali possono quindi passare del tutto inosservati e restare “silenti” se non riescono ad essere catturati e “incasellati” nel paradigma vigente. Questi fenomeni non emergeranno neanche come “problemi”.
Feyerabend sostiene che il paradigma condiziona l’emergere delle teorie. Il vero epocale è ciò che rispetta gli schemi, il modello di base e le regole recise di un dato paradigma. Tutto ciò che non è interpretabile sulla base di questi criteri, non riceve le legittimazioni della comunità scientifica dominante, anche se il fenomeno osservato può essere interpretato da un paradigma diverso.
Kuhn afferma ancora che “ogni rivoluzione scientifica comporta una trasformazione del mondo entro il quale viene fatto il lavoro scientifico”.
La Medicina Naturale Integrata non è una medicina alternativa.
In questo senso, la Medicina Naturale non è una medicina alternativa, ma un modo diverso di guardare alla realtà dell’individuo, fondato sulle connessioni energetiche esistenti (descritte dalle medicine tradizionali, come quella Cinese) e su come queste si traducono in processi biochimici (descritti su tutti i testi biomedici, ma solo frammentati per singoli organi e apparati).
La biochimica racconta il linguaggio universale di natura che parla la cellula, e quindi gli organi e gli apparati. Che sia un esame del secondo anno di medicina, sul quale difficilmente si tornerà se non per percorsi di approfondimento specifici, testimonia la miopia scientifica attuale: pretendiamo di fare diagnosi e trattare persone con tecnologie sempre più sofisticate (che per fortuna esistono!), restando però completamente sordi a ciò che le cellule di quell’essere umano ci stanno comunicando, spesso urlando a gran voce.
Ecco perché mi piace parlare di Medicina Naturale Integrata. In questo paradigma, si includono tutte le descrizioni “scientifiche” della biologia e fisiologia cellulare presenti nei testi attuali, ma si compie poi un passo ulteriore: i dati biochimici si leggono, e si connettono tra loro, all’interno di quell’unità psiche-soma descritta dalle più antiche tradizioni, e che oggi sta trovando una sua legittimazione scientifica grazie alle acquisizioni nel campo della biofisica (Teoria della Coerenza Elettrodinamica Quantistica: ci torneremo con un post dedicato, intanto potete leggere qui: La Risonanza spiegata da Emilio Del Giudice).
Per un esempio di come un processo biochimico mediato dall’istamina possa spiegare la connessione esistente tra polmone e colon, da secoli descritta nella Medicina Cinese ma totalmente ignota alla medicina corrente, leggete qui! Istamina, neuropeptide a cavallo tra polmone e intestino crasso 😉