Tutti sicuramente conosciamo in divere salse la legge dello Specchio: la realtà esterna, gli altri, riflettono e ci restituiscono un’immagine di un aspetto che, in ultima analisi, è sempre e solo dentro di noi. Che si manifesti sotto forma di odio, fastidio, disprezzo o critica, non cambia l’essenza di questo principio.
Delle tante figure nelle quali ci specchiamo nel corso della vita, ce ne sono alcune più “speciali” di altre, e sono i nostri bambini.
Già Jung affermava che:
Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino,
dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.
Per approfondire questo tema, riportiamo di seguito alcuni passi della psicoterapeuta argentina Laura Gutman.
Buona lettura!
Due esseri in uno
Il piccolo, nato dal corpo fisico e spirituale della madre, rimane completamente congiunto alla sua sfera emotiva. Non essendo ancora cominciato lo sviluppo dell’intelletto, il bambino conserva le sue capacità intuitive, telepatiche e “sottili”, connesse con l’anima di sua madre; egli, pertanto, si forma nel sistema di rappresentazione animico di sua madre. Di fatto, tutto ciò che la mamma sente, ricorda, rifiuta, il neonato lo vive come suo, perché sono due esseri in uno.
In questo periodo, la madre sperimenta uno sdoppiamento del campo emozionale poiché la sua anima si manifesta sia nel suo corpo che in quello del neonato. Ma l’aspetto più sorprendente riguarda il bebè: egli sente come proprio tutto ciò che lei non riesce a riconoscere ed ha relegato nell’ombra.
L’ombra della madre
Dunque, se un neonato si ammala, piange disperatamente o è emotivamente alterato, oltre a farci domande sulla sua salute fisica, sarà necessario interrogare il corpo spirituale della madre, poiché il “disagio” del bambino sta evidenziando alcuni aspetti dell’ombra della madre. Reprimere il comportamento indesiderato o il sintomo ci farà perdere di vista il senso di questa manifestazione, impedendoci di riconoscere alcune pietre preziose, portatrici di messaggi-chiave, emerse dal vulcano interno della madre.
La maggioranza degli individui, uomini e donne, tende a rifiutare le parti di ombra che si nascondono nell’anima. E non a caso si utilizza il termine “ombra”, in quanto non è facile vederla, riconoscerla e ancora meno accettarla, a meno che non si rifletta negli specchi cristallini e puri quali sono i corpi dei figli piccoli.
Se nella vita quotidiana un neonato continua a piangere anche dopo che sono state soddisfatte tutte le sue necessità primarie, la domanda dovrebbe essere perché piange tanto la sua mamma? Se il bebè ha un’eruzione cutanea, dovremmo chiederci perché ha questa eruzione la madre? Se è passivo, depresso, interrogarci su quali sono i pensieri negativi che invadono la mente della madre. Se il piccolo rifiuta il seno, domandarci quali sono i motivi per i quali la madre rifiuta il neonato. Le risposte, seppur nascoste, si trovano nel mondo interiore di ogni madre ed è lì che dobbiamo dirigere la ricerca quando una madre è mossa dall’autentico desiderio di incontrare se stessa e di ricevere aiuto.
Il neonato è sempre un Maestro
Spesso liquidiamo in maniera superficiale le situazioni che si presentano: il bambino piange “per capriccio”, perché “ha contratto un virus”, perché “ha bisogno di limiti”, eccetera. È chiaro che i virus e i batteri provocano la malattia, ma allo stesso tempo permettono che l’ombra si materializzi in un luogo propizio per essere vista e riconosciuta.
Ogni bambino è un’opportunità di crescita personale per la madre e per chiunque occupi il suo posto. Ci sono donne che grazie alla maternità intraprendono un percorso di evoluzione e altre che, respingendo i diversi specchi che si presentano loro e non ascoltando le proprie intuizioni, credono di diventare pazze e rimangono vittime di un groviglio di sensazioni disparate.
Il neonato è sempre un maestro grazie al piccolo corpo che gli permette di espandersi nel campo sensibile; per questo motivo riesce a manifestare le nostre emozioni, soprattutto quelle che occultiamo a noi stesse, quelle che temiamo di presentare agli altri, quelle che vorremmo dimenticare e quelle che appartengono al passato.
Non la risoluzione, ma la presa di coscienza dei propri conflitti
Ciò che è importante non è il livello e l’intensità dei conflitti vissuti dalla madre durante la crescita del bambino, ma che ne diventi cosciente. Nel momento in cui la donna interroga se stessa, libera il figlio di numerose problematiche, perché essa stessa si fa carico della propria ombra (non necessariamente della risoluzione concreta delle sue difficoltà, compito che può richiedere una vita intera).
A ogni madre è concessa un’ulteriore possibilità di crescita spirituale grazie al ruolo di specchio delle sue parti occulte svolto dal bambino. Il piccolo può rappresentare l’occasione per riconoscersi, per trovare un centro, per porsi domande fondamentali e per iniziare una trasformazione.
Il bambino manifesta senza riserbo le emozioni che non sono presentabili in società, quello che vorremmo dimenticare e quello che appartiene al passato.
La maggioranza delle donne, però, non approfitta del fatto di avere l’anima così esposta: percepisce il rischio intrinseco nell’incontrare la propria verità, ma è un cammino che dobbiamo percorrere, seppure con maggiore o minore coscienza. Quindi, quando cerchiamo di comprendere i neonati e i bambini molto piccoli, non dobbiamo dimenticare che questi esseri sono anche le mamme che li abitano. Il piccolo sente come propri tutti i sentimenti della madre, soprattutto quelli di cui lei non ha consapevolezza.
L’anima non conosce il tempo
Dobbiamo, inoltre, lasciar emergere con chiarezza le sensazioni primarie della bambina che era in noi. Possiamo essere intimorite dal ritorno di alcuni vissuti sgradevoli ma, come abbiamo detto, nel corpo del bambino risiede inevitabilmente l’anima della madre, e l’anima non registra il tempo. Potrebbero affiorare situazioni recenti, così come vissuti molto antichi. Prendersi cura di un bambino significa anche rivivere il bambino che siamo stati.
Così come noi adulti abbiamo bisogno delle malattie per comprendere con maggiore precisione i nostri squilibri, i neonati e i bambini rispecchiano la disarmonia degli adulti con i quali sono in relazione di fusione. Per questo è indispensabile che le mamme comincino a mettersi in discussione con maggiore umiltà, senza limitarsi a redigere lunghe relazioni sulle malattie dei figli, come se fossero eventi separati dalla propria comprensione emozionale.
Tutto quello che non conosciamo di noi stessi verrà reso manifesto dal corpo dei nostri figli.
Parafrasando la dottoressa Francoise Dolto, “l’essere umano ha la stessa capacità di comprensione dal giorno del suo concepimento fino a quello della sua morte”.
La comprensione non deve essere necessariamente dimostrata con una risposta verbale. I bambini piccoli, anche se non usano il linguaggio verbale, comprendono pienamente.
Estratto da Maternità tra estasi e inquietudine di Laura Gutman.